lunedì 4 settembre 2017

Al Lido due film italiani in concorso: "Ella & John" (The Leisure Seeker) di Paolo Virzì e "Una famiglia" di Sebastiano Riso con Micaela Ramazzotti

Sono approdati al Lido i primi due film italiani in concorso, anche quando si tratta del primo film ‘americano’ di Paolo Virzì “The Leisure Seeker” (da noi uscirà col titolo “Ella & John), tratto dal romanzo “In viaggio contromano” di Michael Zadoorian, e dell’opera seconda di Sebastiano Riso, angosciante ritratto di una coppia, sullo sfondo del feroce ‘mercato di neonati’, con lusso di particolari presi direttamente dalla cronaca.

Il primo – con i due grandi attori come Donald Sutherland e Helen Mirren, anglosassoni doc e americani d’adozione, narra la storia di una coppia di anziani che decide di partire nel loro vecchio camper di famiglia, contro il parere di tutti, per godersi insieme l’ultimo viaggio d’amore che Virzì ha definito “trionfale, pieno di gioia e di rispetto”. Un film che ben possiamo inserire nella nostra serie “la rivincita dei nonni sul grande schermo” (con “Our souls at Night” con la coppia Redford-Fonda, e il recente “Un profilo per due” con Pierre Richard), che il regista ha deciso di realizzare per una “scommessa” spinto da sceneggiatori e produttori. E rispetto al libro qualcosa è cambiato, visto che “la
visione pacchiana dell’America” è stata ridimensionata a partire dai protagonisti, lui è un professore di letteratura, lei malata ma piena di vita. Se la critica americana è stata negativa, quella italiana lo ha acclamato. “Virzì è uno capace di avere uno sguardo universale – ha detto Sutherland -, e non necessariamente italiano, mai cinico, e sempre pieno di amore. La sua idea sul film ci sembrava la migliore possibile, e così l’abbiamo girata”.
“A volte ci vuole un occhio esterno per svelare la vera natura di una nazione – ribatte la Mirren - e di una cultura. E’ una cosa potente, e quello è lo sguardo che Paolo ha dato al film: col suo humor, la sua sensibilità, la sua umanità”. “Una famiglia”, invece, è un dramma duro e crudo su una realtà terribile come il “mercato dei neonati”, e accumula orrore su orrore, tragedia alla tragedia. Però è il crudele ritratto di una coppia, il cinquantenne Vincent (Patrick Bruel) e la trentenne Maria (intensa e tormentata Micaela Ramazzotti), apparentemente appassionata e felice che conduce un’esistenza appartata nella Roma indolente e distratta dei giorni nostri.
Eppure, quella quotidianità dall’apparenza così normale lascia trapelare un terribile progetto di vita portato avanti da lui con lucida determinazione e da lei accettato in virtù di un amore incondizionato. “Esiste un mercato nero di bambini anche in Italia – dichiara Riso -, come in molti paesi del cosiddetto Terzo Mondo, che si tiene in piedi grazie a una fortissima richiesta. Prova ne sono le numerose inchieste che si sono susseguite in questi ultimi anni dal Nord al Sud d’Italia. Nel corso delle nostre ricerche (con gli sceneggiatori Andrea Cedrola e Stefano Grasso ndr.), abbiamo avuto modo di ricevere spunti e suggerimenti dal Procuratore Raffaella Capasso, che ha seguito alcuni casi, quando era alla procura di Santa Maria Capua a Vetere”.
Il suo sguardo sui protagonisti è al tempo stesso amorevole e crudele, visto che la macchina da presa sta loro sempre appresso, prigionieri di un inferno quotidiano da cui è difficile fuggire e che li spinge all’autodistruzione. “Sincerità e discrezione – aggiunge autore di “Più buio di mezzanotte” - sono alla base del mio approccio alla messa in scena: senza risultare invadente, volevo essere presente, sempre accanto a Maria. La macchina da presa è sempre presente in scena, fisicamente addosso ai protagonisti, operata interamente a mano e pronta ad accompagnarli nella loro performance. Una macchina da presa che volerà via durante una scena cruciale e violenta, in modo da riflettere sulla nostra indifferenza, sul nostro essere ciechi e sordi al
dolore che ci circonda, alla violenza che si consuma nell’appartamento accanto al quale viviamo”. Un film che farà discutere – uscita nelle sale dal 28 settembre – perché darà fastidio a chi non vuol vedere una realtà, da noi più che altrove, difficile come quella delle adozioni, dato che per una coppia eterosessuale ci vogliono almeno cinque anni, mentre per single e omosessuale è pressoché impossibile. Ed è comunque un colpo al cuore e l’altro allo stomaco, perché si tratta di ‘horror’ quotidiano di cui la cronaca giornaliera è piena. Questo film è, volutamente, un grido di dolore. José de Arcangelo

venerdì 1 settembre 2017

"L'amore non ha età e non cambia mai, anzi migliora", parola dei Leoni d'Oro Jane Fonda e Robert Redford al 74° Festival di Venezia

La terza giornata della 74a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stata illuminata e conquistata da due vecchi ‘leoni’ del cinema hollywoodiano e internazionale: Jane Fonda e Robert Redford, entrambi Leoni d’Oro alla carriera, appunto. La coppia conosciutasi sul set oltre cinquant’anni fa (erano “A

piedi nudi nel parco”) si sono ritrovati poco fa (a quasi quarant’anni da “Il cavaliere elettrico” che verrà proiettato in loro omaggio) per il film prodotto da Netflix e dal ‘mecenate’ Redford stesso, “Our Souls at Night” (Le nostre anime di notte) di Ritesh Batra, che viene presentato – fuori concorso - stasera in anteprima al Lido. Se Robert dice che “voleva far un altro film con Jane prima di morire”, Jane ribatte che
“E io volevo ancora innamorarmi di Robert, bacia ancora bene a 80 anni come ai 20”. E insieme confermano che “l’amore non cambia con l’età, anzi migliori” come il sesso. Il film di Batra narra l’incontro di due solitudini, due vicini di casa, che ormai vedovi decidono di ‘dormire’ insieme, risvegliando una reciproca curiosità celata per cinquant’anni. Dopo l’apertura con “Downsizing” di Alexander Payne con Matt Damon, che prospetta cosa accadrebbe se, per rispondere al problema della sovrappopolazione, alcuni scienziati norvegesi scoprissero come rimpicciolire
le persone a una decina di centimetri di altezza, e proponessero di attuare questa soluzione nel giro di duecento anni; sempre nel concorso, viene oggi proiettato “Human Flow” di Ai Weiwei (Germania), un film sulla tragedia degli immigrati – più di 65 milioni sono stati costretti ad abbandonare case e paese negli ultimi anni - raccontato con uno stile che sfiora addirittura la poesia. Nel concorso, passato anche “Lean on Pete” (Charley Thompson, in Italia), in cui – dopo “Weekend” e “45 anni” – l’inglese Andrew Haigh torna ai sentimenti in una sorta di western contemporaneo e romanzo di
formazione più amaro che dolce, tratto dal romanzo di Willy Vlautin. Protagonista è il quindicenne Charley (Charlie Plummer) che, dopo la morte del padre, inizia un viaggio-fuga con un cavallo da corsa ferito a una zampa, e quindi condannato a morte. Presentato anche l’apocalittico Paul Schrader con “First Reformed”, una lacerante riflessione su fede, ecologia ed esistenza, ispirato a Georges Bernanos attraverso Robert Bresson. Gli interpreti Ethan Hawk e Amanda Seyfried .
Venerdì 8 settembre alle ore 11 presso lo Spazio Anica/Cinecittà Luce - sala Tropicana dell’Excelsior -, durante la 74.a Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica, saranno consegnati a due film in concorso i due premi collaterali “La Pellicola d’Oro” al “Migliore direttore di Produzione Film Italiano de La Biennale di Venezia” e al “Migliore direttore di Produzione Film Internazionale de La Biennale di Venezia”. Il prestigioso premio cinematografico è promosso ed organizzato dall’Ass.ne Cult.le “Articolo 9 Cultura e Spettacolo” e dalla “Sas Cinema” di cui è Presidente lo scenografo e regista Enzo De Camillis. Il Comitato d’Onore che decreterà i due vincitori è formato dal Presidente di giuria Francesco Martino de Carles
(produttore esecutivo) e dai giurati Paolo Masini (Mibact), Maurizio Amati (Produttore), Gianluca Leurini (Produttore Esecutivo), Fabio Benigni (AS.For.Cinema) e lo stesso Enzo De Camillis. “La Pellicola d’Oro” è un riconoscimento, giunto alla sua VIII edizione, che ha come obiettivo portare alla ribalta quei ‘mestieri’ il cui ruolo è fondamentale per la realizzazione di un film ma che, allo stesso tempo, sono praticamente ‘sconosciuti’ o non correttamente valutati dal pubblico che frequenta le sale cinematografiche o guarda i film sui canali televisivi. Accanto a questi riconoscimenti però, non mancano
premi speciali che vengono assegnati ad altri esponenti del cinema, dello spettacolo e della cultura, che si sono particolarmente distinti nella loro carriera anche in relazione al positivo rapporto instaurato con le maestranze, tecnici e artigiani che operano sul set. Dallo scorso anno, inoltre, “La Pellicola d’Oro”, ha varcato i nostri confini con due appuntamenti importanti a Lisbona (Portogallo) e a Sofia (Bulgaria) in cui si è tenuta la prima edizione del Premio Cinematografico.
L’ingresso al Palmarès della “Pellicola d’Oro” tra i premi collaterali alla 74.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia segna un grande traguardo per far conoscere ancora di più al pubblico un premio dedicato a chi fa il cinema ma lavora sempre dietro le quinte. I nomi dei direttori di produzione dei Film italiani in concorso: Direttore di Produzione – Daniele Spinozzi per il film "Ammore e Malavita" dei Manetti Bros Direttore di Produzione – Mario Rossi per il film "Hannah" di Andrea Pallaoro Direttore di Produzione Attila Mancarella per il film "Una famiglia" di Sebastiano Riso Direttore di Produzione – Alberto Monte per il film "The Leisure Seeker" di Paolo Virzì