mercoledì 9 settembre 2015

Alla 72a. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia approdano le guardie svizzere ovvero "L'esercito più piccolo del mondo" raccontato da Gianfranco Pannone attraverso le vicende di due giovani reclute

Presentato oggi, 9 settembre, alla 72a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – fuori concorso - un inedito e piacevole documentario scritto e diretto da Gianfranco Pannone (da “Piccola America” a “Il sol dell’avvenire” e “Sul vulcano”) che registra i retroscena de “L’esercito più piccolo del mondo” ovvero la Guardia Svizzera dello Stato Vaticano.

Una coproduzione Città del Vaticano, Italia e Svizzera realizzata da CTV Centro Televisivo Vaticano con Solares Fondazione delle Arti, Fondazione Solares Suisse e PTS Art’s Factory che racconta la Guardia Svizzera al tempo di Papa Francesco attraverso le vicende dei giovani neo arrivati che, dopo l’addestramento, diventeranno Guardie della Basilica di San Pietro e dello Stato Pontificio. René è uno studente di teologia di Argovia che ha deciso di far parte del corpo Pontificio nato all’epoca di Giulio II. Con lui in Vaticano arrivano altre giovani reclute. Tra queste Leo, un ragazzo come tanti che nella vita fa il guardaboschi, felice di fare un’esperienza unica nella Città Eterna; e Michele, svizzero-italiano di origine lucana, il più inquadrato del gruppo, come accade spesso ai figli degli immigrati. René, invece, è un intellettuale in erba che si interroga sulla propria fede e sul proprio ruolo. Cosa significa indossare un abito del Cinquecento ai giorni nostri? Far parte di un variopinto ma anche anacronistico corpo militare, specie in rapporto a una figura ‘rivoluzionaria’ come quella del Papa venuto da lontano? Il giovane soldato, infatti, cerca una risposta per sé e per i suo compagni d’armi.
“L’esercito più piccolo del mondo” conquista e coinvolge perché risponde anche a tante curiosità che noi spettatori abbiamo e, forse, finora non conoscevamo perché qui sono viste dall’interno, come le attività che si svolgono nelle dipendenze del Vaticano, cui noi comuni mortali non possiamo né vedere né visitare. Inoltre, rivela regole e ambizioni dei componenti di un corpo militare nato e sviluppatosi nell’arco di oltre cinquecento anni.
“Entrare in Vaticano per realizzare un ‘dietro le quinte’ della Guardia Svizzera – scrive Pannone nelle note di regia – è stato un grande privilegio. La mia avventura nello Stato della Chiesa è durata all’incirca un anno ed è stata appassionante e rivelatrice del clima realmente nuovo creato da Papa Francesco. Per non farmi fagocitare da tanta grandezza, dal peso della Storia come dalla mia stessa fede cristiana, ho scelto di avere uno sguardo laico e al tempo stesso lontano dalla facile retorica della rappresentazione. Ci sono riuscito? Non lo so e non sta a me dirlo. Ma so per certo che ho voluto raccontare un pezzo importante della Chiesa Cattolica partendo volutamente dal basso, scegliendo due giovani reclute proveniente dalla Svizzera più profonda, Leo e René”.
Per noi ci è riuscito benissimo perché il suo documentario scorre velocemente svelandoci atmosfere e rapporti, ambienti e persone che altrimenti continueremmo a ignorare. E tutto questo, a tratti, risulta anche divertente tanto che, alla fine, questi 86 minuti ci sembrano pochi perché desideravamo vederne di più.
“Così come con il gruppo di lavoro del Centro Televisivo Vaticano – conclude il regista -, è stato uno scambio profondamente umano quello che è avvenuto con la Guardia Svizzera Pontificia e mi auguro che questa umanità trapeli dal film arrivando ai credenti e non: perché dopotutto fare un film con sguardo documentaristico significa anche rivolgersi a tutti con la mente sgombra da muri d’ogni genere, aperta. Proprio come scriveva Vinicius de Moraes: ‘Amico, la vita è l’arte dell’incontro’.” Il direttore della fotografia è l’ormai attivissimo Tarek Ben Abdallah (operatore alla macchina Cesare Cupponi) e l’agile montaggio è firmato da Erika Manoni. Le musiche sono di Stefano Caprioli. José de Arcangelo
(3 stelle su 5)