martedì 13 novembre 2012

Roma Film Fest. Il cinema d'autore viene da lontano, dal Messico alla Russia passando per gli States

ROMA, 13 - Da Locarno - dove ha vinto nel 2008 con "Parque via" - a Roma, dall'opera prima alla seconda, approda al Festival Internazionale del Film di Roma il messicano Enrique Rivero con "Mai morire", un dramma esistenziale, tra vita e morte - entrambe celebrate in ugual misura dal popolo messicano -, appunto, che rievoca atmosfere e tradizioni ancestrali di una civiltà millenaria attraverso un intenso ritratto di donna.

Chayo ritorna a Xochimilco - la Venezia degli aztechi -, sua città natale, per prendersi cura dell'anziana madre ormai centenaria. Circondata dall'amore e dalla maestosa bellezza della natura, lei deve rinunciare a ciò che per una donna e madre è inalienabile, ma anche al lavoro a Città del Messico. E' il prezzo che dovrà pagare per essere libera di nuovo e, forse, per sempre. Un viaggio attraverso sentimenti e poesia, percezioni e conflitti; dalla dura lotta quotidiana alla liberazione dai legami di questo mondo. Un dramma d'autore a tutti gli effetti, ovviamente non un film di genere né tantomeno d'azione. E uno dei probabili candidati al Marc'Aurelio d'oro. Altri film d'autore in concorso sono stati presentati tra domenica e lunedì, ma siamo stati impossibilitati di parlarne, travolti da incontri con gli autori, altre proiezioni, eventi e/o la presentazione dei film italiani. Un film in gara è "Spose celesti dei mari della pianura" del russo Alexey Fedorchenko, già autore dello splendido "Silent Souls", uscito nelle sale italiane mesi fa. Stavolta anziché una vera e propria sceneggiatura, si tratta di una raccolta di ritratti, se vogliamo di racconti brevissimi, per una sorta di film 'alfabeto' dall'andamento fiabesco che, a tratti, riporta in mente il "Decameron". Sono 23 le microstorie sulle donne del popolo Mari, un vero album tra magia e realismo, poesia e arti visive, in cui la loro terra (la regione autonoma dei Mari) fa da sfondo alla storia corale di un popolo dalle antiche tradizioni. Un viaggio in una zona di mondo sconosciuta ed enigmatica che "se non fosse guidato da un uomo sarebbe il primo film del realismo magico femminista post-sovietico". Suggestivo, a tratti sorprendente e/o intrigante. Per chi è ancora curioso della vita nei luoghi più sconosciuti (per noi) e delle sempre nuove e diverse possibilità del cinema. Ha diviso la critica, invece, "Marfa Girl" dell'indipendentissimo Larry Clark che stavolta porta all'esasperazione il suo stile documentaristico, volutamente scarno e privo di azione, dilatando i tempi del racconto e soffermandosi sulle scene di sesso. Un racconto di formazione a base di sesso – appunto -, droga, rock'n'roll, arte, violenza e razzismo in una sperduta cittadina del Texas. A Marfa, i conflitti etnici sono acuiti dall'insediamento sul territorio di un'eccentrica comunità di artisti. La polizia di frontiera è una presenza asfissiante per i cittadini. L'adolescente Adam vive con la madre e ha una storia con la coetanea Inez. Donna, la vicina di casa, è determinata a sedurlo; mentre il poliziotto, tra razzismo e paranoia, Tom ha una strana fissazione per la famiglia del ragazzo, tanto da perseguitarlo. E, a complicare le cose, arriva una misteriosa giovane pittrice... Una storia non nuova per raccontata in modo da far ‘sentire’ allo spettatore il disagio delle persone/personaggi e lo squallore in cui sono costretti a (soprav) vivere. In collaborazione con Alice nella città sono state presentate le anteprime di due gustosi cartoni animati di prossima uscita come “Ralph Spaccatutto” di Rich Moore, il film di Natale della Disney, e “Rise of the Guardians / Le 5 leggende” di Peter Ramsey, nelle sale dal 29 novembre. José de Arcangelo