domenica 2 settembre 2012

Venezia 69: Malick in concorso ma assente, Bier fuori concorso ma presente con i suoi protagonisti

Susanne Bier, fuori concorso, lascia il dramma realistico duro e crudo, per la commedia romantica – anche se dagli spunti drammatici -, mentre lo sfuggente Terrence Malick, dopo il trionfo a Cannes 2011 con “Tree of Life”, ‘manda’ il suo film a Venezia (e una sola immagine ufficiale), affidando la presentazione a due degli interpreti, l’ex Bond girl Olga Kurylenko e la nostra Romina Mondello. Il titolo del film sentimentale firmato dalla regista danese, premio Oscar per “In un mondo migliore”, parafrasando (e rovesciando) una vecchia canzone dei Beatles (nel titolo internazionale inglese) è “Love is All You Need”; mentre quello dell’americano è “To the Wonder” (ovvero a meraviglia, al miracolo, forse, ‘al meglio’), ed è un’opera

meno riflessiva e ‘filosofica’ ma più narrativa – soprattutto nella prima parte – anche quando riprende i temi, del resto cari al regista, dell’amore tra uomo e donna, della paternità, della morale e della fede. E’ stato detto subito dopo che la sua nuova opera è discontinua e che, dopo una folgorante prima ora, finisca poi per incepparsi nella riflessiva indagine psico-filosofica della parte finale, quando l’amore si sbriciola e si materializzano i fantasmi della nostra società contemporanea, dalla malattia all’inquinamento, dal degrado alla perdita della fede. Inoltre, la scelta di far parlare ogni interprete nella sua lingua - idea in partenza positiva - sembra si dimostri in questo caso una scelta poco coerente e funzionale. Anche perché oltre il protagonista Ben Affleck e la Mondello, ci sono Javier Bardem (il prete), Rachel McAdams e la stessa Kurylenko, ucraina ma radicata in Francia, quindi parla in francese, anche perché tutta la prima parte è ambientata tra Parigi e Mont Saint-Michel. Un capolavoro mancato? Staremo a vedere quando arriva in sala.
La Bier si offre e ci offre una godibile vacanza a Sorrento, in compagnia di Pierce Brosnan e Tryne Dyrholm (già vista nel precedente film della regista), per i preparativi delle nozze dei rispettivi ‘figli’, e presenti al Lido con l’autrice. Scritta da Anders Thomas Jensen, è una commedia corale che, volente o nolente, ha più di un riferimento per ambientazione, toni, situazioni e trama. Da “Che cosa è successo tra tuo padre e mia madre” Billy Wilder a “Mamma Mia!”, da Eric Rohmer a Lars von Trier (produttore dei primi film della Bier) e il suo dogma (non più nei mezzi ma nella messa in scena). Quindi un gradevole spettacolo senza eccessi ne ammiccamenti, tranne quelli reali della spettacolare Sorrento.
La giovane coppia è formata da Patrick (Sebastian Jessen), figlio di un imprenditore ortofrutticolo danese proprietario di una grande tenuta nella cittadina campana, e Astrid (Molly Blixt Egelind), la cui madre ha appena subito l’asportazione di un tumore al seno, e ha affrontato la conseguente chemioterapia. Le loro famiglie vivono entrambe situazioni difficili: il padre di Patrick, Philip (Brosnan), non ha mai superato la perdita della moglie in un incidente stradale, e si chiude ad ogni possibile rapporto sociale; mentre Ida (Dyrholm), madre di Astrid, deve convivere sia con l'incertezza sul suo stato di salute - col rischio di una possibile ricaduta - che con la recente scoperta dell’infedeltà del superficiale marito. Incontratisi quasi per caso, Philip e Ida partono assieme per Sorrento, dove parteciperanno, insieme con una variegata galleria di personaggi, al ricevimento precedente il matrimonio nella residenza di Philip. Il tutto, come da programma, tra equivoci e sorprese. Fuori concorso anche l’italiano “La nave dolce” (dal 8 novembre in sala, grazie a Microcinema), documentario di Daniele Vicari sulla nave Vlora che, nel 1991, portò a Bari 21mila albanesi e che aveva già ispirato il non dimenticato (e pluripremiato)
“Lamerica” di Gianni Amelio, autore del recente “Il primo uomo” che ha ricevuto oggi, proprio a Venezia, il Premio Bianchi del Sindacato Giornalisti Cinematografici Italiani. Vicari ha detto di essere stato spinto dalla Puglia Film Commission che voleva ricordare lo sbarco avvenuto vent’anni fa con un film di un certo impatto e poi ha scoperto che la vicenda si era più interessante di quello che sembrava. Inoltre, aveva già finito il montaggio quando ha cominciato le riprese di “Diaz”, anche se il documentario è stato ultimato dopo. L’altro film in concorso della giornata è l’israeliano “Fill the Void” di Rama Burshtein e Yigal Bursztyn e narra la vicenda di Shira, la figlia più giovane di una famiglia ebrea ortodossa di Tel Aviv, promessa ad un coetaneo della stessa estrazione. La ragazza è felice ed eccitata perché attende con ansia l’evento, ma
durante la festività del Purim, la sorella maggiore muore di parto dando alla luce il suo primogenito, e il matrimonio passa in secondo piano. Anzi, sarà forse costretta a sposare il cognato rimasto vedovo. Un dramma che coinvolge e colpisce perché non è solo ambientato all’interno della comunità ebrea ortodossa, ma visto attraverso la sua ottica, in modo obiettivo e senza retorica. Dove il tempo sembra essersi fermato, insieme ad usi e tradizioni, tanto da sembrare un ritratto fine Ottocento che ricorda certi personaggi di Jane Austen.
Nella sezione Orizzonti “Boxing Day”, scritto, fotografato, montato e diretto dal britannico Bernard Rose (autore del primo “Candyman”) con Danny Huston e Matthew Jacobs. Un dramma contemporaneo che man mano diventa claustrofobico, quasi un thriller, e fa parte di una trilogia voluta dall’autore e ispirata ai romanzi di Tolstoj. Dal racconto “Padrone e servo”, parte questo originale road movie ambientato il giorno di Santo Stefano (del titolo) attraverso le strade di Denver, dove un imprenditore-speculatore sta visionando delle case pignorate dalle banche per comprarle a prezzo stracciato e rivenderle con enorme profitto. A portarlo da una casa all’altra, il fedele e loquace autista Nick, ex alcolista divorziato, che cerca ad ogni costo instaurare un rapporto. L’altra pellicola della sezione è “Low Tide” di Roberto Minervini, coproduzione tra Usa, Italia e Belgio, con Melissa McKinney, Daniel Blanchard e Vernon Wilbanks. Ritratto di un dodicenne, che
vive una vita separata dalla madre single. Infatti, il ragazzo trascorre la giornata in solitudine, mentre la donna lavora e poi esce con gli amici. La solitudine è per il ragazzo fonte di libertà ma anche causa di sofferenza. Le sue esplorazioni fanno gradualmente emergere il cupo contrasto tra le regole della società e le leggi della natura. Ma presto il delicato equilibrio del mondo interiore del ragazzo viene infranto da eventi imprevisti. José de Arcangelo