venerdì 7 settembre 2012

Al Lido deludono gli ultimi due film in concorso di Brian De Palma e Francesca Comencini. Ma arrivano i premi collaterali per Kim Ki-duk e l'italiano "L'intervallo" di Leonardo di Costanzo

Il terzo e ultimo film italiano in concorso, "Un giorno speciale" – inspiegabilmente attaccato da ogni dove da critica e pubblico -, ci lascia quantomeno perplessi, visto che Francesca Comencini la apprezzavamo fin dai tempi de “Le parole di mio padre”, ma anche per il più recente “Lo spazio bianco”, come una regista attenta ai problemi sociali e psicologici dei suoi personaggi, sempre ancorati alla realtà. Stavolta, forse, la situazione, squallida e ‘banale’ in cui ci troviamo tutti, ci porta a respingere ‘ferocemente’, una storia sì ‘trita e ritrita’ ma che purtroppo oggi è diventata ‘normale’, non più eccezionale. Se le ragazze (non solo in Italia) arrivano a prostituirsi per pagarsi gli studi, non è più un capriccio né la voglia di successo (in questo caso è la madre che spinge la figlia a far l’attrice ma non è il sogno della ragazza).

Ecco la storia tutta in un giorno. Gina e Marco sono giovanissimi e decisi a diventare ‘qualcuno’. Si incontrano una mattina in una periferia stralunata alle porte di Roma. Lei ha un appuntamento con un politico che potrebbe mettere una buona parola e aiutarla a entrare nel mondo dello spettacolo, lui è l’autista che ha il compito di condurla all’appuntamento. È l’occasione che entrambi aspettavano. Il primo giorno di lavoro. L’entrata nel mondo dei grandi. Ma niente va come deve andare. Una giornata che li porterà dalla provincia al cuore della capitale, in cui i due giovani imparano a conoscersi. “Nel corso della giornata – ha detto la regista - Gina e Marco vivono come due adolescenti, ma alla fine della giornata sono costretti a schiantarsi contro il mondo degli adulti e lì Gina, che per tutto il film è stata la più forte, cede. Da madre, osservando i bambini mi sono accorta che solitamente le bambine sono più sicure e aggressive dei maschi, ma poi, quando diventano adulti, la situazione si ribalta a causa delle dinamiche che ben conosciamo, e crollano come se le aspettative su di loro fossero troppo pesanti. Non credo che i due ragazzi siano rappresentativi di qualche categoria. Noi volevamo fare un film su due ragazzi normali, uguali agli altri. Tra l'altro i caratteri dei due giovani sono molto fedeli al romanzo di Claudio Bigagli (attore e regista ndr.) da cui il film è tratto”.
“Ho giocato molto su diversi registri – ha spiegato -, sui cambi di tono, dal dramma alla commedia, sul fatto che i personaggi fanno cose inaspettate ". Sembra abbia deluso anche il nuovo thriller (non solo dei sentimenti) di Brian De Palma “Passion”, remake del francese “Crime d’amour” di Alain Corneau con Kristin Scott-Thomas e Ludivine Sagnier, voluto e proposto dal produttore allo ‘specialista’ americano. Non sappiamo se perché ormai è l’ultimo giorno del concorso o perché dai registi si pretendeva di più, però c’è stato un certo ‘accanimento’ contro i due da una parte della critica da farci sospettare che ci sia qualcosa in più. Probabilmente – come spesso accade e non solo a Venezia – i film non sono degni della gara ufficiale, a scapito di altri delle sezioni collaterali, però sparare a zero sui due ultimi concorrenti al premio ci è sembrato eccessivo. Rimandiamo il nostro giudizio alla loro uscita in sala per averne conferma o meno. Presentato come thriller erotico nella tradizione di “Vestito per uccidere”, il film di De Palma narra la lotta mortale per il potere tra due donne nel mondo spietato degli affari internazionali. Christine possiede la naturale eleganza e la
disinvoltura tipiche di una persona che ha denaro e potere. Innocente, bella e facilmente influenzabile, la sua protetta Isabelle la ammira ed è piena di idee innovative, che Christine ruba senza scrupoli (si fa da decenni). Dopotutto fanno parte della stessa squadra. Christine prova piacere nell’esercitare il controllo sulla giovane, trascinandola poco a poco in un gioco sempre più torbido di seduzione e manipolazione, dominio e umiliazione. Ma quando Isabelle va a letto con uno degli amanti di Christine... Anche qui storia non nuova, anzi vecchia come il mondo, ma che ovviamente dovrebbe essere sostenuta da una narrazione innovativa e da un impatto visivo non indifferente, però a sentire chi l’ha visto, non c’è altro che una colonna sonora (sempre di Pino Donaggio) roboante e due protagoniste, efficaci, ma poco credibili nei rispettivi ruoli. Staremo a vedere anche qui, visto che su sesso e seduzione – come del resto in amore – non ci sono regole né canoni che tengano. A ciascuno il suo! Fuori concorso un altro ‘banale’ (sulla carta) thriller psicologico costruito con lo stile e sugli effetti di quello classico, per sconfinare nell’horror: “Forgotten” dell’esordiente regista tedesca Alex Schmidt.
Durante l’infanzia Hanna e Clarissa erano grandi amiche e trascorrevano sempre le vacanze insieme ai genitori in una vecchia casa di villeggiatura su un’isoletta. Ma, poco dopo il nono compleanno di Hanna, le due bambine si perdono improvvisamente di vista e si incontrano per caso solo venticinque anni dopo. Hanna è ormai sposata, ha una figlia di sette anni ed è primario all’ospedale dove ritrova Clarissa, portata al pronto soccorso per un’overdose di sonniferi. Hanna e Clarissa riprendono il loro rapporto di amicizia come se non si fossero mai lasciate e decidono di passare qualche giorno sull’isola, proprio come ai vecchi tempi. Però i fantasmi del passato riaffiorano… Tre film nella sezione Orizzonti: “Me Too” del russo Aleksej Balabanov, “The Paternal House” dell’iraniano Kianoush Ayari, e “Three Sisters” del cinese Wang Bing. Il primo narra una storia che prende spunto da un fatto accaduto ottantacinque anni fa quando, per ragioni di ordine morale, un uomo uccide la figlia assieme al giovane figlio e la seppellisce nello scantinato della sua casa. La fossa nascosta creerà un legame tra le generazioni successive della famiglia fino ad oggi.
Quello russo è un dramma on the road fra realtà e sogno (illusioni). Quattro passeggeri (Bandit, il suo amico Matvei col vecchio padre, Musician, e la sua bella ragazza) sfrecciano a tutta velocità a bordo di un’enorme jeep nera lungo una strada deserta in cerca del “Campanile della Felicità”. Secondo una vecchia leggenda, la torre si celerebbe da qualche parte fra San Pietroburgo e la città di Uglic, non lontano da una vecchia centrale nucleare abbandonata. Il campanile fa scomparire la gente, però non accetta chiunque.
Il cinese è un dramma più realistico che, ancora una volta, illustra le dure condizioni di vita nelle zone lontane dalle metropoli. Tre sorelle vivono in piccola casa in un villaggio di montagna nello Yunnan, ma non con i genitori. Le bambine di giorno lavorano nei campi o girano per il villaggio. Dal momento che la zia ha sempre più problemi per dar loro da mangiare, il padre delle bambine ritorna e vuole portarle in città, ma alla fine decide di lasciare la più grande col nonno. Domani la Mostra chiude i battenti con la cerimonia di premiazione, mentre già oggi sono arrivati i primi premi collaterali.
Sono Andrea Papini con “Il riporto” (dal romanzo omonimo di Adrian Bravi) e Massimo Andellini con “Sergio. La rinascita” (dal romanzo “Vecchi nodi” di Matteo Martone) i vincitori della I edizione del concorso Bookciak, Azione!, promosso da Bookciak (la piattaforma italiana, progetto speciale del MiBAC, che mette in contatto i mondi dell’editoria, del cinema e dell’audiovisivo) in collaborazione con le Giornate degli Autori. Il Premio del Pubblico RaroVideo per il miglior film della 27a. Settimana Internazionale della Critica, nell’ambito della 69a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è stato assegnato al film svedese “Äta sova do” di Gabriela Pichler. Il premio, del valore di 5.000 euro, è consegnato oggi, presso il Lancia Café (terrazza Hotel Excelsior), all’attrice protagonista Nermina Lukaa. Oggi è stato assegnato anche il premio Future Film Festival Digital Award 2012 al film “Bad 25” di Spike Lee, con la seguente motivazione: “Per l’aver voluto riflettere su un tema centrale della modernità, come la ridefinizione dell’identità individuale attraverso l’audiovisivo”. La giuria ha inoltre riconosciuto una Menzione Speciale a “Spring Breakers” di Harmony Korine, “per la particolare qualità degli effetti speciali sonori, che rielaborano le immagini della tv per usargliele contro”. Per i Giornalisti di Cinema (SNGCI) presenti al Lido, il Miglior documentario presentato al Festival è “La nave dolce” di Daniele Vicari, a cui viene assegnato il Premio “Francesco Pasinetti” 2012.
Il comitato direttivo del premio Mouse d’Oro, dopo aver ricevuto e conteggiato il giudizio di oltre 100 giurati, ha decretato come migliori film della 69a. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia - Mouse d’Oro 2012 al coreano “Pietà” di Kim Ki-duk: “per aver saputo ritrovare l’ispirazione personale attraverso un cinema contemporaneamente di genere e autoriale, rappresentando i temi cari al regista: compassione, senso di colpa ed espiazione”. Mouse d’Argento 2012 al russo “Anton tut ryadom” (Anton's Right Here) di Lyubov Arkus: “per la lezione sull’etica dello sguardo nei confronti del dolore degli altri”. Infine, “L’intervallo” di Leonardo Di Costanzo – presentato in concorso nella sezione Orizzonti – si è aggiudicato i seguenti Premi:
Il Premio Francesco Pasinetti – assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani; il Premio Fipresci - il riconoscimento della Federazione Internazionale dei Critici Cinematografici; il Premio Lanterna Magica - assegnato dalla giuria dei Cinecircoli Giovanili Socioculturali in collaborazione con il Comitato per la cinematografia dei ragazzi; e il Premio FEDIC – assegnato alla Federazione Italiana dei Cineclub. E, infatti, su questo film ci si chiedeva della sua assenza nel concorso ufficiale. José de Arcangelo