venerdì 24 giugno 2011

Pesaro. La Russia vista attraverso gli "Sguardi femminili", dalla Seconda guerra mondiale al nuovo millennio

PESARO, 24 - Giornata all'insegna del cinema russo contemporaneo ieri alla Mostra del Nuovo Cinema, con i due lungometraggi della minirassegna 'Sguardi femminili'. Due punti di vista e due modi di presentare la realtà e la mentalità del grande paese ieri oggi.
"The Rowan Waltz" di Alena Semenova (e Aleksandr Smirnov) si ispira a fatti realmente accaduti alla fine della Seconda guerra mondiale, per parlare di delusioni e morte, tradimenti e amore, riflessione e sacrifici. Il tutto raccontato in un melodramma in bilico tra classicismo e modernità. Infatti, a tratti ricorda gli affreschi di certo cinema sovietico anni Sessanta, in particolari di Sergej Bondarcjuk, ma senza la retorica e l'eroismo epico dei drammi di allora. E, naturalmente, l'autrice ci offre lo sguardo femminile su una guerra costata milioni di morti, nato da un episodio raccontato dall'anziana vera protagonista.
Alla vigilia della fine del conflitto, il governo sovietico aveva inviato dei militari nei villaggi della provincia nordoccidentale della Vologda per insegnare agli abitanti rimasti, in gran parte anziani, giovani donne e bambini, a disinnescare le mine lasciate nei campi della zona dai tedeschi. Le ragazze però, all'inizio non prendono sul serio la missione e pensano solo a contendersi l'attenzione dei militari, salvo poi abbandonarsi allo sconforto appena avvengono i primi (mortali) incidenti. Così la giovane vedova Polina (intensa Karina Andolenko) s'innamora dell'ufficiale Smirnov (Leonid Bicevin), e anche lui sembra ricambiarla ma... Fra tensioni e avvenimenti, echi e sorprese la loro storia avrà fugaci momenti di felicità, nella grande tragedia di una guerra che sembra non finire più e che riserva loro tragiche sorprese.
Un bel mélo - nemmeno lungo (98') - che mette a confronto la magnificenza della natura (splendidi i paesaggi della campagna russa) con l'assurda violenza dell'uomo (le mine, annunciatrici di morte). Non si capisce però - come ha confessato il coautore e direttore della fotografia Smirnov - la televisione russa abbia rifiutato di mandarlo in onda, quando il film è stato venduto e visto in diversi paesi, non solo dell'area ex sovietica.
In piazza è stato presentato invece "Peremirie - La tregua" di Svetlana Proskurina, un dramma esistenziale che sottolinea lo stato in cui vivono i cittadini russi oggi. Una situazione di sospensione, naturale ed immutabile al tempo stesso, come quella del protagonista, il giovane camionista Egor Matveev (il bravo Ivan Dobronravov, l'ex ragazzo de "Il ritorno" di Andrej Zvjagincev). Dopo una serie di tappe, il giovane approda in un villaggio non segnato su nessuna carta geografica, che potrebbe essere il luogo della sua nascita. Ed è testimone di un conflitto scoppiato da lungo tempo tra minatori e abitanti della cittadina, le cui cause restano misteriose. Incontra alcuni compagni di scuola che sembrano profondamente compromessi in affari illegali ma, nonostante l'atmosfera e i 'rischi', Egor decide di restare per cercare moglie proprio lì, nella speranza di porre una 'tregua' al disagio e alla noia di un'intera esistenza. Ma incontra l'enigmatica Katja che lo costringerà a confrontarsi con un nuovo conflitto...
Lucido e coinvolgente, è un dramma in sospeso (e dal finale aperto) come i suoi protagonisti, dove niente è come sembra, mentre regnano il degrado ad ogni livello (umano, sociale, architettonico, ecologico) e una certa rassegnazione. E la vita pare non avere più nessun valore.
Per i documentari russi è toccato a "Pure Thursday - Un giovedì pulito" di Aleksandr Rastorguev. Uno sconcertante film sull'orrore della guerra cecena attraverso il punto di vista dei giovani russi, i quali, confusi e spaventati, non sono pronti a morire. La solitudine e la paura attraveso il contrasto visivo (ed emotivo) tra semplice azioni di routine (farsi la barba o la doccia, cucinare, mangiare) e terribili atti di guerra (essere costretti a saltare da un aereo senza paracadute, un attacco improvviso). Nel documentario si vive in una perenne atmosfera di tensione, in cui è evidente la sensazione di coercizione che i ragazzi sono quotidianamente costretti a vivere. Lo spettatore ne viene introdotto e 'congedato' con il 'sonoro di una battaglia', se così si possono ancora chiamare.
Il Bertolucci de "La tragedia di un uomo ridicolo" (1981) ha aperto la giornata della retrospettiva dei suoi film, mentre "L'ultimo imperatore" (1987), in versione originale inglese con sottotitoli italiani) l'ha chiusa.
Il Dopofestival ha proposto, infine, una interessante selezione dal festival parigino "Signes de Nuit". Una carrellata nel mondo del corto di videoarte, tra sperimentazione e riflessione, tra estetica e comunicazione (espressione), tra diversità ed originalità.
"Signes de nuit propone film che riflettono nuovi punti di vista, immagini originali e approcci critici sui nodi cruciali della modernità. Un luogo per il cinema che espande i propri confini. Un cinema stupefacente, diverso, potenzialmente libero dalla pressione della tradizione, pronto a sperimentazioni imprevedibili, con l'obiettivo di stabilire una comunicazione che fuoriesca dalle semplificazini offerte dai mass-media".
José de Arcangelo