martedì 28 luglio 2009

Al Fiuggi Family Fest due donne registe tra genocidio, amore e perdono



FIUGGI, 28 – Ben due film in concorso nella terza giornata del Fiuggi Family Festival, diversi in quanto a stile, formato e contenuti, ma entrambi firmati da donne. Il toccante documentario “As We Forgive” della venticinquenne americana Laura Waters Hinson e il dramma psicologico “Who is afraid of the Wolf – Chi ha paura del lupo” della ceca Maria Prochazkovà.

Il primo rievoca una storia da non dimenticare, come quella del genocidio compiuto in Rwanda nel 1994, sotto lo sguardo pressoché indifferente del mondo intero. Ma il film della Waters Hinson – narrato da Mia Farrow – va al di là dell’orrore di questo assurdo fratricidio (oltre un milione gli assassinati) per riflettere anche su perdono e riconciliazione. Si può perdonare una persona che ha brutalmente sterminato tutta la tua famiglia? Questo è il dilemma su cui poggia il documentario, e che lo propone attraverso le storie di due donne rwandesi sopravvissute, Rosaria e Chantale, che si trovano faccia a faccia con gli uomini che hanno massacrato le loro famiglie. Due persone che il giorno prima erano loro amici e vicini. Il film si concentra, infatti, sul tema del perdono (con riferimento alla pratica dell’ubuntu, il sistema tribale che ha permesso di ricostruire la comunità di un Paese distrutto dall’odio), vive dei volti e delle voci di due donne provate nel corpo e nell’anima, ma che non rinunciano a rimettere in piedi la loro vita per amore di chi è rimasto, ma anche in memoria di chi non c’è più.

Vittime di un odio tribale, in fondo di classe, fra i tutsi e i loro aguzzini hutu. Un odio alimentato prima dal colonialismo belga, poi dagli interessi politici ed economici (nazionali e internazionali), che ha distrutto in meno di un mese un milione di uomini, donne e bambini con una ferocia inaudita.

L’ardua accettazione dell’incontro con gli assassini di un tempo, ora liberati dalle autorità e pentiti (hanno accettato la loro colpevolezza confessando i loro crimini), è possibile anche grazie all’appoggio della Chiesa – allora in parte responsabile perché non è intervenuta e in certi casi lo ha fatto negativamente -, che ha sostenuto i processi di riconciliazione e i progetti di sostegno alle famiglie in questo ambito.

Tutta un’altra storia per “Chi ha paura del lupo” che, attraverso le vicende della piccola Terezka, rilegge la fiaba di Cappuccetto Rosso con gli occhi semplici e acuti di una bambina. Affronta in questo modo, ora con serietà ora con leggerezza, il tema della sofferenza dei bambini di fronte alla possibile separazione dei genitori. Ma anche quello della scoperta di essere amati più di quanto si possa immaginare. Due argomenti che vengono spesso sottovalutati dagli adulti, dai genitori, perché troppe cose vengono date per scontate, amore incluso; mentre i bambini hanno sempre bisogno di conferme (affettive) e di rassicurazioni.

La piccola Terezka è attratta e al tempo stesso un po’ spaventata dalla favola, ma sogna di indossarne il costume alla festa in maschera della scuola. Ma la mamma – ex cantante lirica -, agitata dall’incontro con un vecchio amico musicista, si comporta in modo strano, tanto da farle pensare che non sia davvero sua madre, anzi che venga da un altro pianeta. E nessuno degli adulti sembra disposto a darle spiegazioni.

Nel pomeriggio, Boing Tv ha presentato “Febbre a ‘80” ovvero la programmazione speciale dedicata ai cartoni anni Ottanta (in onda in seconda serata), indimenticabili protagonisti della storia dell’animazione, da “Sabrina” a “D’Artacan” passando per “Una per tutte, tutte per una” (Piccole donne) di cui è stato proiettato un episodio. A seguire una puntata della famosissima “Famiglia Benvenuti” (1968) per la retrospettiva dedicata alla Tv italiana.

Per le serate al PalaFamily è toccato a “Casomai”, la fortunata commedia sulla famiglia italiana del nuovo millennio firmata Alessandro D’Alatri (2002), oggi presidente della giuria. Un altro interessantissimo Documentario internazionale è stato presentato in giornata: “Consuming Kids: The Commercialization of the Childhood” (Bambini consumatori: la commercializzazione dell’infanzia) di Adriana Barbaro e Jeremy Earp, che tenta di gettare luce sulle pratiche spietate del marketing multimiliardario per vendere ai bambini e alle loro famiglie qualunque cosa, dal cibo spazzatura ai videogame più violenti ai falsi prodotti educational e per la cura della famiglia. Secondo incontro sul tema “Contraffazione e comportamenti consapevoli”, a cura del Ministero per lo Sviluppo Economico, con il Tenente Colonnello della Guardia di Finanza Marco Frati. Stamattina, invece, il terzo: “Un consultorio al servizio della famiglia e della vita”. Modera l’On. Alberto Volponi. Intervengono gli onorevoli Carlo Casini e Carlo Giovanardi.

Un biglietto cinematografico per la famiglia per permettere anche ai nuclei familiari più numerosi di vedere i film nelle sale cinematografiche italiane. È la proposta emersa al Festival. “Le famiglie con tanti figli hanno difficoltà ad affrontare la spesa del biglietto cinematografico - ha detto il regista Alessandro D’Alatri, a Fiuggi come presidente della giuria -. E’ un peccato per le famiglie ma anche per il cinema: rinuncia ad una fetta di pubblico rilevante per numero e per valore strategico”.

La proposta di un biglietto famiglia è stata fatta propria anche da Mario Sberna, Presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose.

“Porteremo la proposta all’attenzione del presidente dell’Agis - ha dichiarato Andrea Piersanti, direttore artistico del Family Fest -. Il cinema non deve dimenticare la famiglia, il primo driver dei successi di botteghino come dimostrano annualmente gli incassi dei film di Natale”.

José de Arcangelo