lunedì 23 giugno 2008

Da Pesaro in viaggio per Russia e Sudamerica


PESARO, 23 – Nel pomeriggio della seconda giornata della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, ancora un film brasiliano nella sezione “Cine en Construcciòn”, ovvero “Otavio e as letras – Otavio e le lettere” di Marcelo Masagao. Un’opera più interessante di quella vista ieri, perché Masagao lavora su più campi espressivi, giocando con l’arte e la metafora da una parte, e in bilico tra realtà e finzione dall’altra. Per certi versi può essere considerato enigmatico o addirittura ermetico, ma si tratta sempre di un ‘gioco’, sebbene intellettual-esistenziale, che può sedurre anche il pubblico non cinefilo, basta che si lasci trasportare da situazioni e personaggi, sì bizzarri ma pieni di iniziativa e di curiosità per la vita in tutte le sue sfumature.

Infatti, il film narra di Otavio, un trentenne solitario ed eccentrico di Sao Paolo, che vive in un buio e squallido appartamento dove passa il tempo a ‘collezionare’ giornali, libri, riviste, locandine e qualsiasi pezzo di carta su cui ci sia scritto qualcosa. Poi ne costruisce una sorta di collage/pacco di parole che lascia da ogni persona o in ogni luogo che visita. Nello stesso condominio abita Clara, una giovane attratta dalle immagini, che invece passa le sue giornate a spiare/fotografare i suoi vicini, anzi le sue vicine, circondata da libri di storia dell’arte e, precisamente, dalle riproduzioni dei dipinti dei più grandi artisti della storia. Un giorno Clara bussa alla porta di Otavio ed è questo l’incontro tra due solitudini che rappresentano, in un certo qual modo, quella di tutti gli uomini.

L’altro film della stessa sezione è stato presentato invece in piazza, dopo la partita ovviamente, l’uruguayano “La perrera” di Manuel Nieto Zas, co-produzione fra Uruguay, Argentina, Spagna e Canada. Un altro bel ritratto di giovane ‘senza belle speranze’ che colpisce per la sobrietà del tocco e per una narrazione serrata, quindi senza eccessi né lungaggini. Fatto più unico che raro soprattutto perché si tratta di un’opera prima che mette a confronto i comportamenti umani con quelli dei loro coabitanti canini.

Bello ma letargico, David non ha superato gli esami universitari e ora deve aspettare un anno prima di poterli ridare. Costretto dal padre a restare da solo nella casetta di villeggiatura, in un remoto villaggio costiero, popolato più dai cani – per lo più abbandonati dai villeggianti dopo l’estate - che dagli uomini (da lì il soprannome “La perrera”, il canile). Il ragazzo però trova sollievo nel fumo e nella pornografia, senza preoccuparsi minimamente della casa ma prendendosi cura dei cani, almeno finché non arriva suo padre, un uomo d’affari che per punizione, ma anche per costringerlo ad abituarsi ad arrangiarsi da solo, lo mette a lavorare alla costruzione di una casa da affittare a possibili turisti attratti dal posto.

Nel tardo pomeriggio un altro dei film in concorso, il russo “Nirvana” di Igor Voloshin, e sceneggiato da Olga Larionova. Anche qui ci troviamo dalle parti di un dramma ‘bizzarro’ – ma nel senso positivo del termine -, volutamente sopra le righe, tra il visionario e il surreale che privilegia l’immagine senza dimenticare il resto, come succede sempre più spesso.

“Il film è sulla morte inevitabile di una persona – afferma il regista – a cui è stata tolta una guida morale. Una morte, sia spirituale che fisica. Per una persona di oggi, qualche volta è necessario un forte shock, un evento drammatico, per risvegliare qualcosa di vero, una natura positiva”.

In una San Pietroburgo decadente, l’infermiera Alisa affitta una stanza nel fatiscente appartamento di una vecchia signora, e ha come ‘coinquilini’ la giovane Vel, barista in un night club, e il fidanzato, Valera, coinvolto in una pericolosa storia di droga. All’inizio tra le due donne non corre buon sangue, anche perché Valera è andato a letto con Alisa. Ma quando Vel, vittima di una dose mal tagliata, viene salvata da Alisa tra le due si instaura pian piano una forte amicizia. Valera viene rapito dallo spacciatore e Vel deve trovare diecimila dollari se lo vuole indietro…

Per la sezione “Bande à part” sono stati presentati invece il documentario “Gibellina” dell’austriaco Joerg Burger e il cortometraggio “Sag es mir Dienstag” della connazionale Astrid Ofner. Il primo, attraverso interviste agli abitanti della cittadina siciliana, colpita dal violento terremoto nella notte tra il 14 e 15 gennaio 1968, ci fa capire cosa è successo quarant’anni dopo. E soprattutto che fine ha fatto la nuova Gibellina, ideata come una sorta di museo permanente di sculture disseminate per le vie, ed edifici che divenissero a loro volta opere d’arte. Però si tratta di una sorta di città utopica estranea alla cultura della zona e lontana dalle tradizioni della regione.

Il corto, invece, illustra in immagini la famosa lettera d’amore di Franz Kafka a Milena Jesenkà, cosparsa di dubbi e fragili promesse di felicità. Un piccolo grande cortometraggio che riesce a ricreare le atmosfere e a far rivivere i fantasmi del celebre scrittore.

In serata “Two in One” di Kira Muratova, veramente due film in uno. Peccato che le due storie non si fondano ma si discostino sia per lo stile sia per la narrazione. Nella prima, in un teatro un attore si è impiccato sul palcoscenico con il costume di scena. Una morte reale avvenuta nel mondo della finzione, anzi della falsità e dell’artificio, e nessuno ne conosce l’epilogo. Anche perché lo spettacolo deve continuare. Nella seconda storia un misterioso (grande) uomo, avanti con l’età, è afflitto dalla solitudine e l’unica donna che si occupa di lui è la figlia. Lei, stanca della sua vita e dagli approcci incestuosi del padre, invita in casa un’amica. L’uomo chiude tutte le uscite, e l’unica chiave che porterà alla libertà sarà un atto d’amore o la morte.

Originale e coinvolgente il primo, urlato e un po’ ripetitivo il secondo.

Ovviamente siamo solo all’inizio ma il livello dei film visti fin qui è medio-alto e oggi ci aspetta una giornata piena e da domani parte l’omaggio a Dario Argento.

José de Arcangelo