venerdì 7 settembre 2007

Festival di Venezia: Il maestro egiziano Chahine conquista il pubblico del Lido

VENEZIA, 7 – Penultima giornata della 64a. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica e già sono venuti fuori alcuni premi delle rassegne parallele o alternative. A "La ragazza del lago" di Andrea Molaioli è andato il premio Isvema 2007, ovvero 50mila euro di promozione pubblicitaria televisiva, con la motivazione "Per la sensibilità e la professionalità con cui, operando all'interno di un genere cinematografico e avvalendosi di un ottimo cast, riesce ad esprimere il disagio esistenziale (forse il "tema" vero del festival, ndr) di una piccola comunità raccontata nel suo vivere quotidiano".

Prix Europa Cinema per il polacco "Sztuczki – Tricks" di Andrzej Jakimowski ("Giornate degli autori"), un dramma ora divertente ora commovente sulle tracce di un ragazzino che, fra giochi lungo la ferrovia e la stazione, aspetta di incontrare il padre che ha abbandonato lui, la sorella ventenne e la madre. Un dramma fatto di gesti e situazioni quotidiane visto attraverso gli occhi di un ragazzino inquieto che crede (spera) di influenzare "la fortuna", cioè il caso o il destino. E, forse, ci riuscirà.

Nuovo premio della critica indipendente presente al Lido, Bisato d'Oro, in occasione del 75° anniversario e in collaborazione con lo storico Maleti Wine Bar: il film più significativo della mostra è stato considerato "En la ciudad de Sylvia" di José Luis Guerin, premiata anche la protagonista Pilar Lopez de Ayala e riconoscimento per il centenario Manoel de Oliveira come regista più rappresentativo.

In attesa dei premi collaterali (domani pomeriggio) e la premiazione ufficiale del concorso (sempre domani alle 19.30 in diretta RaiSat), bisogna segnalare gli ultimi film visti. Non delude Nikita Mikhalkov con "12" che prende spunto dal celebre "La parola ai giurati" di Sidney Lumet (1957), per una grande prova di attori, interamente in interni e girata con la sua solita professionalità. Forse troppo teatrale e sicuramente non tra le sue opere migliori.

Il maestro egiziano Youssef Chahine conquista e commuove con "Hey fawda – Caos", un melodramma popolare che, ambientato in un popolare quartiere del Cairo, diventa quadro dell'attualità. Attraverso la struttura classica del genere (un po' Raffaello Matarazzo, un po' commedia di costume), il regista lancia frecciate e non risparmia (quasi) nessuno mostrando corruzione, abuso di potere e voglia di riscatto sociale, soprattutto dei membri della polizia. Non solo. Bravi anche gli interpreti: Khaled Saleh (il viscido e spietato poliziotto Hatem), Mena Shalaby (Nour), Youssef El Sherif (bellone del cinema egiziano, Sherif), Hala Sedky (Wedad) e Hala Fakher (Bahia).

Hatem, poliziotto ambizioso e corrotto, regna sul quartiere di Choubra con pugno di ferro. Tutti gli abitanti, indistintamente, lo odiano e lo temono, solo la giovane Nour, segretamente innamorata del sostituto procuratore Sherif, lo respinge e gli tiene testa. Pazzo di gelosia, il feroce poliziotto farà di tutto per avere la ragazza ad ogni costo. Gran finale, ovviamente, ottimista in cui l'unione fa la forza e trionfa.

Il film sorpresa (in concorso) si è rivelato "Shentan - Mad Detective" di Johnnie To e Wai Ka-Fai. Ma non all'altezza della competizione.

Sarà perché da Johnnie To ci aspettavamo qualcosa di più trascinante e originale del consueto thriller d'azione di marchio hongkonghese, sarà perché aveva già partecipato alla Mostra di Venezia con opere più coinvolgenti, nel 2004 (fuori concorso) con "Throw Down" e nel 2006 (in concorso) con "Exiled". Inoltre lo spunto è lo stesso del vecchio capolavoro di Akira Kurosawa "Cane randaggio" (1949).

Oppure sarà perché la vicenda (la scomparsa di una pistola della polizia che viene collegata a una serie di furti e omicidi) viene resa un po' confusa e complicata dalla misteriosa scomparsa di un poliziotto e dal coinvolgimento nelle indagini di un esperto criminologo, anni prima, mandato in pensione perché "impazzito". Infatti, tra verità e bugie, realtà e illusione riaffiorano non solo cupi segreti e oscuri tradimenti, ma anche i "fantasmi" di criminali e poliziotti.

Interessante, anzi toccante, "Sotto le bombe" di Philippe Aracting ("Giornate degli Autori") che, inseguendo una madre alla disperata ricerca della sorella e del figlio dispersi durante i bombardamenti dell'ultima guerra in Libano, affronta il tema della pace e, ovviamente, il conflitto israelo-palestinese di cui spesso sono vittime gli innocenti, da entrambi le parti. Lo stile semidocumentaristico mette in risalto contraddizioni e sentimenti, tramite il rapporto che si instaura tra la donna e il taxista che la porta in giro fra macerie e rifugi di fortuna. Sempre nella stessa sezione è passato "Andalucia" di Alain Gomis, ancora un dramma esistenziale nella Parigi odierna degli immigrati e dei loro figli, attraverso le vicende di un trentenne in cerca di identità e futuro.

Interessantissimo il nuovo documentario di Jonathan Demme su Jimmy Carter, "Man from Plains – L'uomo di Plains", che segue l'ex presidente americano nella tournée di presentazione del suo libro "Palestina: pace o apartheid", tra interviste, incontri e conferenze. Colpisce soprattutto per la lucidità e la vivacità del Premio Nobel della Pace, responsabile trent'anni fa di un primo accordo di pace in Medio Oriente.

Sorprende, sempre nelle "Giornate degli Autori", anche l'italiano "Non pensarci" di Gianni Zanasi per la leggerezza del tocco in una commedia (qualcuno ha parlato di rinascita) familiare che diverte e commuove proprio per la sua italianità. Certo non è un capolavoro ma, nel panorama del nostro cinema, è una bella boccata d'aria (fresca). Merito anche di un Valerio Mastandrea misurato e, stavolta, molto più simpatico (come personaggio) del solito, accanto ad Anita Caprioli e Giuseppe Battiston.

Sempre interessante, enigmatico e suggestivo il nuovo film di Tonino De Bernardi "Medée Miracle", presentato nella sezione "Orizzonti" e applauditissimo dal pubblico, soprattutto, di cinefili e addetti ai lavori. Una rivisitazione inedita (e contemporanea) della celebre tragedia ripensata e, ovviamente, corretta con lucidità ed impegno, sottileando i valori e i riferimenti ancora attuali (l'esilio, la guerra, la speculazione, la condizione femminile). Bel cast capeggiato dalla sempre incisiva Isabelle Huppert, tra cui la figlia dell'autore Giulietta.

Eventi degli ultimi giorni, il cortometraggio "Carlo Goldoni venezian" di Leonardo Autera e Alberto Caldana, e il lungometraggio "Callas Assoluta" di Philippe Kohly, che uscirà nelle sale nei prossimi mesi. Omaggio e Leone d'oro del 75° anniversario per il nostro maestro Bernardo Bertolucci che ha ricordato gli inizi della sua carriera e le sue opere. Dopo la premiazione, domani sera chiusura con "Tiantang Kou – Blood Brothers" di Alexi Tan, che dovrebbe essere il "tipico" thriller d'azione di marchio hongkonghiano.

José de Arcangelo