mercoledì 5 settembre 2007

Festival di Venezia: Delude un po' lo "spaghetti-western" nipponico

VENEZIA, 5 – Diverte e al tempo stesso un po' delude l'omaggio nipponico allo spaghetti western "Sukiyaki Western Django" di Miike Takashi, presentato in concorso al festival, e che conta con la presenza – come attore e sostenitore (ma non gratis) – di Quentin Tarantino, nel prologo e nel pre-finale. Certo non mancano le citazioni, i riferimenti, le sparatorie e il tocco orientale, volutamente kitsch e coloratissimo, ma forse è il ritmo tipicamente giapponese (e soprattutto del cinema di una volta) a smorzare la tensione. Quindi, un western alla giapponese più vicino a quelli di "Trinità", perché mira più al grottesco e prende in prestito alcuni eccessi del filone precedente.

A centinaia di anni dalla battaglia di Dannoura, i clan dei Genji e degli Heike (rispettivamente i Bianchi e i Rossi) si fronteggiano di nuovo in una sperduta cittadina di montagna in cui aleggia la leggenda di un tesoro sepolto. Ma approda un pistolero solitario, oppresso da un carico di ferite emotive e dotato di una mira infallibile. E la lotta si scatena proprio per scoprire con quale gruppo si schiererà. Agguati, tradimenti, desideri e amori si susseguono fino al conflitto finale, pardon, duello finale. Django c'entra proprio nella conclusione e vi lasciamo la sorpres(in)a.

Nella sezione "Orizzonti Doc" è passato il documentario brasiliano on the road "Andarilho – Andarino" di Cao Guimaraes, sulle tracce di barboni emigranti, o vagabondi o pellegrini, che attraversano il Brasile con il loro bagaglio in spalla (o su scassati piccoli mezzi). Anche qui, il regista lascia parlare le immagini – "giocando" anche con gli effetti di luce e le inquadrature – e i suoi barboni filosofi che parlano di Dio e del destino del mondo, tra fede e follia vera o presunta. Il tutto con le infinite strade brasiliani sullo sfondo.

Per "Giornate degli autori" è stato presentato il nuovo film di Sabina Guzzanti "Le ragioni dell'aragosta", dove ritrova i vecchi compagni di avventura della trasmissione "Avanzi" (non solo). Da Cinzia Leone a Stefano Masciarelli, da Francesca Reggiani ad Antonello Fassari e al redivivo Pierfrancesco Loche. Ma ci sono anche Gianni Usai e la troupe, guidata dalla regista del programma Franza Di Rosa. Come e più di "Viva Zapatero!" si tratta di un finto (in parte) documentario che racconta come gli attori dello show cult degli anni '90 si ritrovano dopo 15 anni nel villaggio sardo Su Pallosu per mettere su uno spettacolo a sostegno della causa dei pescatori in gravi difficoltà per lo spopolamento del mare. Tra i pescatori c'è l'ex operaio della Fiat ed ex sindacalista Gianni Usai, un uomo che ha vissuto da giusto, sempre povero, sempre dedito a proteggere il lavoro degli altri, dei suoi compagni. E ottengono addirittura l'anfiteatro di Cagliari…

"Dall'esperienza di 'Viva Zapatero!' – dice la Guzzanti ‑, mi ha colpito soprattutto la reazione del pubblico che ho incontrato in tutta Italia e in molti altri paesi. La grande partecipazione alle vicende raccontate nel film era sempre accompagnata da un profondo senso di impotenza. Le domande erano sempre le stesse: cosa possiamo fare? Arriverà un leader politico onesto che ci toglierà dai guai? Se cambia il governo le cose cambieranno?

Grazie alla globalizzazione il potere di regolamentare la vita sociale non è più in mano alla politica. Alla domanda 'che fare?' ne segue subito un'altra più angosciante: 'Chi e in base a quale potere e quali risorse potrà attuare qualsiasi idea di cambiamento?'

Per questo ho pensato che il lavoro successivo dovesse affrontare questo tema: Come si trova la fiducia in un progetto sulla realtà? Come si trova la fiducia nel proprio lavoro, nel proprio passato, nel proprio presente, negli altri?

"Le ragioni dell'aragosta' – conclude l'attrice-regista – è un esperimento sull'agire, sulla difficoltà di organizzarsi, di aggregare; è un discorso sulla frustrazione e il dubbio costante sull'utilità dell'azione e sulle strategie possibili".

Forse meno graffiante del precedente (la satira politica è meno presente), la "docummedia" riesce comunque a far ridere e a lanciare ancora frecciate che colpiscono il bersaglio.

Per "Venezia Maestri" è stato proiettato "DISengagement – DISimpegno" di Amos Gitai, un dramma meno incisivo del solito, con Juliette Binoche, Liron Levo, Barbara Hendricks, Tomer Russo e Jeanne Moreau.

Naturale che la storia ruoti sempre sulla realtà israeliana e sulla sempre rimandata pace con i palestinesi. Per la morte del padre, l'israeliano Uli approda ad Avignone e si riconcilia con la sorellastra Ana. Anche lei decide di andare in Israele per ritrovare la figlia che aveva abbandonata al momento della nascita, venti anni prima, e che suo padre incontrava di nascosto. Ma non sarà facile.

"Mio figlio Ben – afferma Gitai – è in un certo senso il responsabile di questo film, colui che mi ha spinto a girarlo. Nel mese di agosto 2005, stava facendo il servizio militare obbligatorio, mi telefonò e mi disse che avrebbe partecipato alla smobilitazione israeliana da Gaza. Avrebbe filmato e fotografato l'evento. Mi suggerì di andarci. Giacché faccio il regista e mi interesso alla società israeliana, dovevo partecipare e testimoniare materialmente quello che stava avvenendo. Presi la macchina e dissi a Ben che non avevo il permesso. Sapevo che l'esercito stava sigillando la zona. Mi disse che sapeva che avrei trovato il modo di arrivarci. E' vero che a vari posti di blocco dovetti sfruttare tutti i miei aneddoti sulla guerra del Kippur per convincere i soldati a farmi passare. Infine, assieme ad alcuni giornalisti, potei accedere agli insediamenti appena prima che fossero evacuati. Ci andai di notte e vidi l'inizio del conflitto tra i militari e i coloni. Questo episodio della vita pubblica di Israele mi ha davvero molto colpito".

Nell'ambito della 64a. edizione della Mostra di Venezia sono stati presentati anche altri festival, come la 44a. Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, in programma dal 21 al 29 giugno 2008, che – oltre al concorso – presenterà una retrospettiva dell'autrice francese Agnés Varda, un evento speciale dedicato a Dario Argento e un Focus on: documentari statunitensi.

Presentata anche la decima edizione del Future Film Festival che, come di consueto, avrà luogo a Bologna dal 15 al 20 gennaio 2008. I direttori Giulietta Fara e Oscar Cosulich hanno anticipato le linee del programma e presentato la quarta edizione di Enel Digital Contest, concorso organizzato in collaborazione con Enel per la realizzazione di cortometraggi sul tema dell'energia.

Ma la giornata è (quasi) tutta concentrata su Tim Burton, di cui ne parleremo a parte.

José de Arcangelo